LUOGHI DI PREVENZIONE - Centro Regionale di Didattica Multimediale per la Promozione della Salute
22 aprile 2016 - Giornata Nazionale per la Salute della Donna22 aprile 2016 - Giornata Nazionale per la Salute della Donna
























DONNE E SALUTE: UN CONTRIBUTO ALLA PREVENZIONE

Una giornata dedicata alla salute della donna è una scelta particolare che il Consiglio dei Ministri istituisce per sollecitarci a prestare attenzione alla relazione fra dimensione femminile e benessere psicofisico.
La situazione è controversa: da un lato ci troviamo di fronte a dati che continuano a confermare la maggiore longevità media femminile (che si sta assestando verso gli 84 anni in Italia) e la maggiore propensione delle donne a partecipare a Campagne di Screening. Dall’altro si delineano ombre, soprattutto per la fascia di età dai 45 ai 60 anni in cui la donna è significativamente colpita da stress psicofisico in misura maggiore dell’uomo anche per la necessità di conciliare richieste e aspirazioni professionali sempre più pressanti, accudimento dei figli (spesso avuti anche dopo i 40 anni), nipoti e famigliari anziani.
Una nuova vulnerabilità femminile rende particolarmente significativo questo appuntamento con la protezione della salute che Luoghi di Prevenzione vuole approfondire dedicando attenzione a implicazioni meno consuete legate alla capacità di prendersi cura di sé che passa anche attraverso proposte di testimonianze e letture.
Il tema della salute nella donna è intimamente legato all’idea del tempo:
  • tempo ritrovato nella rigenerazione
  • tempo nuovo nella rifondazione
  • tempo interrotto nella trasgressione
Le donne se ne intendono di tempo, vincolate prima di tutto dal tempo biologico segnato dalle scadenze che la natura a loro impone:
Il tempo dell’inizio dell’età fertile che si ripete regolarmente ad ogni mese, la donna è madre e genitrice di vita indipendentemente dalla maternità.
Il tempo della gravidanza: 9 mesi in cui si impara che la vita può essere ospitata in una corporeità che cambia per accogliere e favorire la crescita di un altro essere umano.
Il tempo della fine dell’età fertile che inaugura una prospettiva nuova in cui la donna riconsidera sé stessa e, anche senza troppa consapevolezza, dà un diversa definizione ai termini di rigenerazione, rifondazione, trasgressione.
Le tre parole, peraltro femminili, hanno a che fare con NASCITA E TRASFORMAZIONE, anche queste parole femminili.
Parlare della salute al femminile significa condurre l’essere femminile alla cura, alla dimensione della cura nelle sue componenti di educazione, formazione, ricerca e assistenza.
 
Cosa si intende per cura?
Non solo l’insieme dei mezzi terapeutici che aiutano il passaggio dalla malattia alla salute, ma cura come relazione con l’altro: offrire agli altri la possibilità e le condizioni per potersi prendere cura di sé.
In questi sensi la cura declinata al femminile ha a che fare con diversi linguaggi, dal rituale al terapeutico.
Ci sono molti testi che orientano lettori e lettrici a una visione femminile della cura, ne citiamo qualcuno. Il potere e la molteplicità di significati di Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés. L’introduzione della psicoanalista jounghiana avvicina alla parte centrale in cui si rivisitano fiabe che approfondiscono i significati del femminile e narrano la forza psichica potente istintiva e creatrice della donna che è insieme lupa femmina e madre di terra.
Nella narrativa questa sapienza istintiva della cura dalla cucina alla terapia è oggetto di quasi tutti i racconti di Isabel Allende da Afrodita a Eva Luna.
Eva: la prima donna energia e radice di ogni vita e di ogni trasformazione.
Luna: donna evocatrice di poesia, la donna musa, misteriosa e silente.

Da questo musicale contrasto fra Eva e Luna nascono i due testi di Isabel Allende.
Eva Luna e Eva Luna racconta.

Se con Allende e Pinkola Estés ci troviamo nella dimensione di Donna strega – donna magica –donna che cerca ci avviciniamo alla prospettiva femminile nella ricerca scientifica. Citiamo 3 donne quasi contemporanee:
Rita Levi Montalcini: insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. Insignita anche di altri premi, è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze.
Maria Montessori che ha rivoluzionato la pedagogia, mettendo per la prima volta al centro il bambino e i suoi bisogni – desideri nel processo educativo.
Maria Curie (Marie Skolowska) unica donna che ha vinto più di un Nobel e l’unica ad averlo avuto in due aree distinte fra fisica e chimica.

Di questa necessità di ricerca, e siamo ancora nello stesso periodo, V. Wolf quando scrive “Una stanza tutta per sè” descrive quanto servirebbe a una donna per proteggere il proprio pensiero.
Un pensiero orientato alla differenza, quella differenza che l. Irigary ha ampiamente teorizzato nei suoi testi e che la psichiatra Louann Brizendine con il cervello delle donne ha documentato rispetto alle nuove evidenze della neurobiologia.
L’architettura cerebrale femminile è fisiologicamente più orientata a compiti di relazione e interconnessione e più suscettibili a risposte affettivo – emozionali.
Forse lo si sapeva già, ma risonanza magnetica e PET hanno confermato che c’è una specificità femminile incline all’accudimento, al nutrimento, alla educazione-formazione, alla cura, alla assistenza.
Quando questo viene meno, per i motivi più vari la donna ne soffre, la dimensione femminile ne risulta mortificata perché viene meno alla sua radice biologica, alle sue radice.
Da qui  nasce il possibile percorso di malattia che prima ancora di  trasformazioni e, per fortuna non sempre accade, in patologia organica, produce in soddisfazione, sensazione di incompletezza, disagio psichico, stress.
Il cerchio si ricompone; riemerge il bisogno di recuperare un tempo ritrovato nella rigenerazione, un tempo nuovo da rifondare, ma soprattutto il tempo interrotto che lasci pause per trasgressioni, silenzio, energia e concentrazione sulla possibilità – capacità – opportunità di prendersi cura di sé per potersi meglio prendere cura degli altri.
Avere una scadenza per farlo non basta, ma chiederci che cosa possiamo fare il giorno 22 aprile per il nostro benessere con i gesti della quotidianità, potrebbe essere un segno importante.
 
Sandra Bosi
Responsabile Centro di Didattica Multimediale “Luoghi di Prevenzione”


 

Indietro